| Parte tutto da degli scatoloni in una casa in bassissima Liguria. Nel Levante che più Levante (quasi) non si può. L'agenzia dice che prima di due settimane nella casa nuova non ci si può entrare. Ma che peccato, penso io, così potrò andare a fare il torneo a Verbania.
Così, tutti i tasselli sono nell'ordine corretto, e il trasloco previsto non c'è più. Treno alle dieci del venerdì, pizzetta genovese con Dany Zena ed Everland e si riparte, da Sampierdarena a casa è una volata. Per me. Per Ever che becca il traffico metropolitano molto meno.
Ci vediamo l'indomani. Ormai prendo mezzi di trasporto con una facilità devastante, dovrebbero farmi lo sconto-massa, e pagare un mille euro di forfait su tutti gli aerei/treni/autobus del globo. Nell'attesa che questo avvenga, dicevo, treno per Rho, macchina di McGiro per Saronno e pranzo all'irish pub cinese locale. Tenetelo ben presente, servirà per dopo.
A Saronno arriva poi anche Bore, il nostro presidente. Dopo poco anche Paolino Gravesen (la cui figura evolverà, e anche questo lo vedremo dopo) si presenta con Ever e Giuseppe alla rotonda vicino all'uscita dell'autostrada, che dopo i consueti convenevoli prendiamo per recarci dopo un'oretta di strada a Verbania.
Il campo - scopro - non è nel capoluogo piemontese. E' un paese un po' più su, di nome Bracchio, frazione di Mergozzo, che già di per sé metropoli non è (2000 abitanti).
Dopo aver fatto un lunghissimo check-in al campeggio dove i nostri amici bracchiani/esi/ici ci hanno gentilmente ospitato, e aver tentato invano di trovare i nostri bungalow per poggiare le nostre povere cose, prendiamo la strada per Bracchio. Stretta, strettissima, finchè non si arriva al campo da gioco.
Ci guardiamo intorno cercando un altro campo. Non c'è. Già, è quello in mezzo agli alberi. Uno spiazzo grosso come un campo a sette, in trifoglio spelacchiato ed erba gatta. Intorno, delle aree picnic tipo autobrennero. Dietro le aree picnic, una roggetta dove sporadicamente cadevano palloni. Intorno al campo, una rete bassa che si rifiutava di trattenere i traversoni, che venivano sistematicamente inghiottiti dalla foresta circostante. Come dire, "sui generis".
Il torneo comincia. Ovviamente, come sempre i Celts vengono sorteggiati per la prima partita. Fatichiamo a trovare la quadratura in campo, e in men che non si dica il Liverpool ce ne butta dentro tre. Non riusciamo a segnare, e la bomba ad orologeria asiatica fa effetto su di me. Il club sandwich cinese mi fa stare male, mi girano testa e stomaco in campo e devo uscire. Salterò tutto il primo giorno.
I ragazzi però si rifanno contro la Juventus, vincendo 3-2. Gravesen, nella sua nuova veste di giocatore-allenatore si incazza come una biscia e al secondo gol dei bianconeri esce dal campo per Bore. Decisiva è la sfida Liverpool-Juve. Decidiamo di rimanere a vederla mentre Giuseppe dal folto del bosco manda articoli al suo giornale.
Il pensiero più diffuso tra di noi è "gliene fanno otto, siamo già passati". A sorpresa la Juve vince 3-0, e passa per la differenza reti contro di noi. Un'altra volta. Sconforto tra i Celts. McGiro vuole vincere la classifica cannonieri. Serata con pizza e birra nel ristorante più veloce a servirti della storia, durante il quale propongo all'organizzatore di sistemare il campo e coprirlo. Cambia discorso, ok, fa niente.
Bungalow, nanna.
Il giorno dopo, McGiro fa i calcoli: gli servono cinque gol. Finale 5°- 6° posto, dove regoliamo l'Inter 2-0. Giro non segna, sbaglia l'insbagliabile a causa di un tiro che viene deviato da una pietra grossa come una patata posta (a protezione, suppongo) nello spelacchiato centro dell'area di rigore e i nostri falliscono occasioni a ripetizione, ma gli vogliamo bene anche e soprattutto così.
La poesia del momento viene così sublimata dal finale, al Burger King/Spizzico di Saronno. Tutti stanchi ma contenti. Agli organizzatori pareva strano che la gente si facesse cento km (100+240 nel mio caso di cronista embedded dallo stomaco fragile, Bore forse anche di più) per venire a giocare in un campo più simile ad uno di rucola che ad uno di calcio a sette. Ma lo spirito è questo, e la loro generosità e gentilezza sincera è stata da noi molto gradita.
Voglio ringraziare tutti i miei compagni di squadra: McGiro, Giuseppe, Everland, Stewie, Edo - che in porta è un fenomeno - Gravesen e ovviamente Bore. E' Celtic, certo, ma per me c'entra anche coi rapporti umani, ormai. E comunque siamo più forti del Celtic vero, sia chiaro.
Noel81
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