Stop the 10. Wim Jansen e il Celtic Glasgow, Articolo comparso su Ukfootballplease.blogspot.com

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romax04
view post Posted on 15/5/2009, 09:33     +1   -1




Prendi lo scudetto e scappa. Riadattando impunemente il titolo di uno dei più famosi film di Woody Allen, ecco descritta in poche parole la breve ma vincente avventura dell’olandese Wim Jansen sulla panchina del Celtic Glasgow. Era la stagione 97-98, e il titolo nazionale in casa dei Bhoys mancava da ben nove anni, neanche a dirlo tutti caratterizzati dalla ferrea dittatura dei nemici di sempre dei Rangers. “Jansen chi?”, si chiedevano i tifosi e buona parte della stampa locale quando venne annunciato il nome del tecnico, scelto dopo il rifiuto di Bobby Robson, che avrebbe sostituito il dimissionario Tommy Burns. Domanda un po’ fuori luogo, e passi per il fan che magari guardava solo la sua squadra e quelle del campionato in cui milita, ma l’ignoranza di certi giornalisti non ammetteva (né ammette) scusanti. Perché se il curriculum vitae da allenatore di Wim Jansen non offriva particolari spunti (tre coppe d’Olanda con il Feyenoord, quindi passaggi al Lokeren e come direttore tecnico della nazionale dell’Arabia Saudita, per finire con un’esperienza in Giappone alla guida del San Frecce Hiroshima, avventura conclusa con una lettera di dimissioni e un pepato commento di un giornale locale, il quale scrisse che “Jansen era la seconda peggior catastrofe che si era abbattuta su Hiroshima”), quello da giocatore era assolutamente inattaccabile. Titolare nell’Olanda finalista ai Mondiali del 74 e del 78, icona del miglior Feyenoord di sempre, quello che nel 1969 aveva vinto Coppa Campioni (battendo curiosamente in finale proprio il Celtic) e Intercontinentale, e nel 74 la Coppa Uefa, “Wimpie” era il cervello di centrocampo, il cemento che teneva unite e ben salde le fondamenta sulle quali i campioni oranje dell’epoca, da Cruijff a Rensenbrink a Van Hanegem, disegnavano il loro calcio innovativo e spettacolare, l’elemento con piedi (e intelligenza tattica) da maestro e attitudine da gregario. Silenzioso, tranquillo, anti-leader per eccellenza, Jansen ha fatto la storia del Feyenoord, e della nazionale, ma al momento del suo addio (partiva per gli Stati Uniti, dove lo aspettavano i Washington Diplomats) non ha ricevuto né ringraziamenti né celebrazioni ufficiali, uscendo anzi tra i fischi del pubblico dopo una rovinosa sconfitta nel derby di Rotterdam contro l’Excelsior. Niente male come saluto per un giocatore che aveva indossato la casacca del club in 524 partite ufficiali. E quando rientrerà in patria per chiudere la carriera con l’Ajax (dove a 36 anni vincerà il quarto titolo nazionale della sua carriera), ci penserà uno scimunito dagli spalti a dargli il bentornato colpendolo nell’occhio con una palla di ghiaccio durante il riscaldamento pre-partita di un Ajax-Feyenoord. Merce rara la riconoscenza nel calcio, ieri come oggi, in ogni paese.
Torniamo al Celtic. Salvato nel 1994 dalla bancarotta da Fergus McCann, il club della Glasgow cattolica era una polveriera pronta ad esplodere. Jansen, di poche parole ma estremamente deciso, non impiega molto a scontrarsi con il direttore generale Jock Brown, braccio destro del presidente. Ampie diversità di vedute su come condurre il mercato (Jansen chiede importanti sforzi economici per innalzare il livello tecnico della squadra e trattenere i big, la dirigenza indica altre priorità quali l’ammodernamento del Celtic Park, per il quale è previsto un ampliamento della capacità fino a 60mila posti al costo di 30 milioni di sterline) iniziano a scavare un fossato che nel giro di pochi mesi renderà incolmabile la distanza tra le due parti. Ecco un paio di esempi; il neo-allenatore avanza la richiesta di riportare in Scozia l’attaccante olandese Pierre van Hooijdonk, 44 reti in due stagioni e mezzo in maglia bianco-verde, ma la coppia McCann-Brown pone il veto a causa dei cattivi rapporti, legati a questioni economiche, con cui si erano lasciati con il giocatore, ceduto al Nottingham Forest. Jansen propone quindi il tedesco Karl-Heinze Riedle, ottenendo una nuova bocciatura, questa volta per ragioni anagrafiche (il 32enne attaccante finirà al Liverpool). Le premesse non sono confortanti nemmeno sul fronte interno. Nel precampionato Paolo Di Canio rifiuta di seguire la squadra in Olanda preferendo allenarsi per conto proprio al fine di “ritrovare la miglior forma fisica”, e magari convincere la società ad accettare le sue richieste di aumento di stipendio, mentre il portoghese Jorge Cadete, capocannoniere del club la stagione precedente con 32 reti (39 se si considerano anche le due coppe nazionali), nemmeno si presenta agli allenamenti lamentando una non meglio specificata indisposizione, il tutto mentre incarica il proprio agente di cercargli un’altra sistemazione. Se ne andranno entrambi, Di Canio allo Sheffield Wednesday e Cadete al Celta Vigo, per un totale di 12 milioni di sterline incamerati dagli scozzesi. Una piccola parte di questa somma, precisamente 2.3 milioni, la società decide di investirle a novembre per Harald Brattbak del Rosenborg, attaccante che però Jansen si rifiuta di andare a visionare, nonostante McCann gli metta a disposizione un aereo privato per volare in Norvegia, in quanto “l’acquisto era già stato deciso, la mia sarebbe stata solo una perdita di tempo”. Non fu assolutamente tempo sprecato invece il viaggio verso Rotterdam per definire i dettagli del trasferimento di Henrik Larsson dal Feyenoord, dove si era messo in luce più come suggeritore che come finalizzatore, al Celtic, per la modesta cifra di 650mila sterline. Un colpo di mercato che farà la storia del club cattolico di Glasgow.
Dalle parole si passa finalmente ai fatti, con la squadra che, oltre al già citato Larsson, viene rinforzata anche dagli arrivi di giocatori di spessore quali Craig Burley, Stephane Mahe, Marc Rieper, Paul Lambert e Jonathan Gould. Il campionato inizia con due sconfitte consecutive (1-2 sul campo dell‘Hibernian, stesso risultato a domicilio contro il Dunfermline), ma il panico regna più tra i tifosi che non nello spogliatoio. Ricorda capitan Tom Boyd: “Tra noi e Jansen si instaurò subito il giusto feeling, ma capimmo che ci sarebbe voluto un po’ di tempo per adattarci ai suoi metodi e alla sua differente impostazione tattica. Chiedeva ai giocatori molto movimento, voleva che giocassimo il più possibile palla a terra e insisteva molto sull’organizzazione della manovra. Diceva che noi giocatori non eravamo solo atleti, ma anche teste pensanti, e in campo avremmo dovuto comportarci di conseguenza. Un metodo diverso che necessitava di essere assimilato”. Ad autunno inoltrato qualcosa comincia a muoversi; il 25 ottobre il Celtic batte 2-0 il St. Johnstone e passa al comando, favorito dalla contemporanea caduta dei Rangers contro il Dundee United. Non durerà molto, perché una nuova flessione porterà i Bhoys all’Old Firm in programma il 2 gennaio con quattro punti di ritardo rispetto ai rivali. Perdere significherebbe sventolare bianca sulle ambizioni di ritorno al vertice, e oltretutto la vittoria in un derby manca in casa Celtic da ormai un buon decennio. Decisamente troppo, anche per il tifoso più ottimista e accomodante. Ad interrompere il digiuno ci pensano Craig Burley e Paul Lambert, per un 2-0 che segna l’inizio di una serie di dodici risultati utili consecutivi per gli uomini di Jansen. I quali però, oltre ai Rangers, devono guardarsi anche dall’ottimo campionato disputato fino a quel momento dagli Hearts of Midlothian, la cui solidità aveva costretto entrambi i club Glasgow al pareggio negli scontri diretti. Ad “eliminare” il club di Edimburgo dalla gara ci pensano i cugini dell’Hibernian, in un tiratissimo derby terminato 2-1. L’ultima sfida fratricida di Glasgow (il 12 aprile) della stagione vede invece i Rangers vendicarsi della sconfitta di inizio anno e raggiungere nuovamente i bianco-verdi in testa alla classifica. La sfida prosegue serrata fino al 9 maggio, quando un 2-0 al St. Johnstone regala al Celtic il titolo di campione di Scozia per la 36esima volta nella propria storia, la prima dopo nove anni di digiuno. In bacheca ci finisce anche la Coppa di Lega scozzese, dopo un secco 3-0 rifilato in finale al Dundee United, mentre le altre due competizioni in cui i Bhoys si trovano impegnati, la Coppa Uefa e la Coppa di Scozia, si concludono rispettivamente per mano di Liverpool (2-2 al Celtic Park e 0-0 ad Anfield, in un incontro quest‘ultimo segnato da un paio di sviste arbitrali pro-Reds) e Rangers (2-1 in semifinale, con i Gers che poi alzeranno il trofeo). L’aria di festa che respira a Celtic Park e dintorni per aver “fermato il 10” (riferimento alla serie di titoli consecutivi vinti dagli odiati cugini) non dura però molto; già il 10 maggio, a non più di 24 ore dal titolo vinto sul campo, Jansen gela i tifosi parlando in un’intervista della presenza di una clausola nel proprio contratto che gli permetterebbe di svincolarsi immediatamente dopo un solo anno di contratto senza pagare alcuna penale. Un’uscita che testimonia come le frizioni con la dirigenza siano tutt’altro che scomparse. Due giorni dopo arriva l’annuncio delle proprie dimissioni. E’ già tempo di accuse e recriminazioni. Secondo il presidente McCann “Jansen ha sempre mostrato disinteresse per le nostre proposte di pianificazione della squadra, negandosi al telefono e non mostrando la minima volontà di collaborare. Non ha mai voluto assumersi responsabilità, la colpa era sempre di qualcun altro”. Diverso il punto di vista dell’ex tecnico: “Se io chiedo l’acquisto di un giocatore, e questo viene rifiutato perché in passato c’erano stati alcuni diverbi con lui, è una decisione politica, con la quale non voglio avere nulla a che fare. Io mi baso su valutazioni tecniche, la politica la lascio a chi di dovere. Comunque non si può costruire una squadra di alto livello senza mettere mano al portafoglio”. Conferenze stampa separate, il ringraziamento di rito ai tifosi (alcuni dei quali accolgono allo stadio i dirigenti con l’eloquente cartello “McCann and Brown must go now!”), l’assegnazione del titolo di miglior allenatore scozzese dell’anno, e Jansen se n’è già andato. Vincitore e sconfitto allo stesso tempo.

di Alec Cordolcini da UKFP n° 24 - novembre 2008

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UgoBhoy
view post Posted on 15/5/2009, 10:37     +1   -1




CITAZIONE (romax04 @ 15/5/2009, 10:33)
per finire con un’esperienza in Giappone alla guida del San Frecce Hiroshima, avventura conclusa con una lettera di dimissioni e un pepato commento di un giornale locale, il quale scrisse che “Jansen era la seconda peggior catastrofe che si era abbattuta su Hiroshima

:woot: :D
 
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view post Posted on 15/5/2009, 12:14     +1   -1
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bei ricordi. di un old firm di inizio anno visto in diretta a bergamo a casa di amici tifosi del celtic. e di una telefonato di jimmyglesga mentre ero nello spogliatoio fra un tempo e l'altro delal mia carriera di arbitro di basket per informarmi della vittoria.
quella sera stappai un whisky che mi era stato regalato nel 1990 dal presidente del C.S.A., una promessa che mi ero fatto alla prima vittoria del titolo. passarono 8 anni !!
in quell'annata vincemmo la coppa di lega senza subire un gol e la finale delal coppa di scozia fu vinta dagli hearts 2-1 sui rangers. una treble negativa per i cugini....
 
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romax04
view post Posted on 15/5/2009, 13:45     +1   -1




è si dopo 8 anni di rare emozioni cui pero' sono legatissimo ..la gioia piu' grande!
 
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view post Posted on 15/5/2009, 15:52     +1   -1
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il periodo più nero, ma anche più bello perchè ci siamo conosciuti !
 
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JIMMY GLESGA
view post Posted on 18/5/2009, 07:01     +1   -1




CITAZIONE (boretim @ 15/5/2009, 13:14)
bei ricordi. di un old firm di inizio anno visto in diretta a bergamo a casa di amici tifosi del celtic. e di una telefonato di jimmyglesga mentre ero nello spogliatoio fra un tempo e l'altro delal mia carriera di arbitro di basket per informarmi della vittoria.
quella sera stappai un whisky che mi era stato regalato nel 1990 dal presidente del C.S.A., una promessa che mi ero fatto alla prima vittoria del titolo. passarono 8 anni !!
in quell'annata vincemmo la coppa di lega senza subire un gol e la finale delal coppa di scozia fu vinta dagli hearts 2-1 sui rangers. una treble negativa per i cugini....

Certo ... ricordo bene quella telefonata ... :lol:

La finale di Coppa di Scozia vinta dagli Hearts (in cui giocava l'italiano Stefano Salvatori) sui Rangers fu giocata a Parkhead ... quindi, una soddisfazione in più ... :P
 
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mc bell
view post Posted on 1/6/2009, 10:42     +1   -1




:irlanda: Io ero a Velletri, a terminare il "Magistrale"; cominciavo già a prepararmi per la maturità. Quanti bei ricordi....quanta nostalgia....Un mio caro amico laziale sfegatato mi fece il tifo contro per mesi e mesi parteggiando per i gers....MA QUEL GIORNO APPENA SAPUTA LA NOTIZIA USCII SUL BALCONE DELLA MIA CAMERETTA CHE DAVA SUL CORTILE INTERNO DELL'ORATORIO DELLA PARROCCHIA DI S.MARTINO, DAI "PADRI SOMASCHI" E DAVANTI AD UNA GRAN FOLLA DI GIOVANI ATTONITI COMINCIAI A GRIDARE:" Simoneeeeeeeeeeeeee, Celtic Campioneeeeeeeeeeee!!!!!!!!". La sera stessa offrii tranci di pizze varie e bianco di Marino a tutti a tavola per festeggiare. :lol: Quale gioia.....perfino l'allora vescovo di Velletri, Mons. Erba, milanista doc, che veniva spesso a S.Martino a cena, si trovò piacevolmente coinvolto in quell'insolito clima festaiolo a metà tra la baldoria all'irlandese e quella alla "burina" :lol: ( in senso buono, s'intende ) CELTIC TI AMO! :irlanda:
 
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view post Posted on 13/6/2013, 12:44     +1   -1
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la festicciola orgnaizzata nel quartiere di Garngad ...

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view post Posted on 9/5/2014, 20:33     +1   -1
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8 replies since 15/5/2009, 09:33   157 views
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