| Vi ammorbo come sempre col mio parzialissimo resoconto. Parzialissimo non solo perchè è scritto da me, ma anche perchè contiene solo il secondo giorno. Mi affido per il primo alla sapiente penna di Giro o Giuseppe. Buona lettura.
Stavolta parte a metà. Il resoconto deve per forza partire a metà. Nel resoconto c’è un po’ di ognuno di noi, e l’ognuno di noi che specificatamente è in me si è trasferito nel levante ligure. Armi e bagagli (penna rossa, valigetta) e via, verso nuove (?) avventure.
Che ve ne frega? Semplice. Che per il destino – che stavolta non è ingrato, ma anzi, molto grato – e grazie a Spaghetti Bhoy sono in grado di essere ad 1 ora e 13 minuti secondo l’applicazione “Prontotreno” dalla sede del Sea Festival. No, non si tratta di una manifestazione nella quale Giuseppe25 canta. Dio sa quanto bene gli vogliamo ma non è per questo che gliene vogliamo.
Parte a metà perché quest’anno non mi fermo a dormire a Camogli. Abito vicino, e perciò decido a malincuore di andare solamente la domenica. Però il più possibile. Così prendo il primo treno che mi consenta di essere nel borgo ligure ad un orario decente e là incontro i primi Celts arrivati dalla camera del losco albergo “La Camogliese”, con vista canalone che dà sul mare. Qualcosa mi dice che sarebbe stato bene prenotare da dormire lì, ne avrei avuta qualche altra da raccontare.
Camogli comunque è una bellissima cittadina sul mare. O forse è il mare che è su Camogli, non si capisce granché bene. Dopo aver fatto colazione decidiamo di andare al “BarCollo”, nome evocativo, a fare un aperitivo vista mare. Più che altro è la prima volta che le gocce di acqua mi entrano nella birra, volente o nolente. La battigia è esattamente sotto di noi, e quando arriva un’onda un po’ più forte qualche gocciolina arriva anche a noi. Qualcuno tenta invano di avere la password del wi-fi, che a me pare semplicemente una puerile scusa per attirare clienti. Infatti la password non arriva e le uniche onde delle quali possiamo usufruire sono quelle dietro di noi.
Dopodiché, secessione. Chi vuole la focaccia, chi mangia pesce, chi s’accontenta di un hamburger al bar. Camogli vede 3 tranche di Italian Celts che invadono i suoi locali, mettendo a dura prova come già la sera prima le riserve alcoliche del centro del genovese.
La tensione pian piano cresce. Giuseppe comincia a diventare impermeabile ai discorsi che gli facciamo per distrarlo e questo è il segnale che la partita sta per iniziare. Noi siamo al pub, ma cremonesi e mantovani non se ne vedono. La partita comincia, 1-0 di testa di Griffiths con portiere avversario sfarfallante e ancora nessuno allo stadio, come direbbero Elio e le Storie Tese. Arrivano giusti giusti per il secondo gol di Commons, una botta alla Holly e Benji che il povero portiere blu nemmeno riesce a vedere, dato che in Italia un elemento del genere giocherebbe forse in serie D.
Si festeggia tutti insieme, che poi è la parte migliore dei raduni dei Celts, si beve qualche birra, tante foto insieme in riva al mare che, invadente come sempre a Camogli, non vede l’ora di fare la foto con noi costringendoci a ripiegare verso degli edifici (apposta la foto è col mare a metà, fateci caso).
Baci, abbracci, tanti “ci vediamo a Milano”. Ormai faccio parte della famiglia, sento giornalmente chi c’era e chi non c’era oggi, e forse non è nemmeno la partita. Sarebbe potuta finire anche 0-3 per i puffi, anche se ce ne saremmo tornati a casa un po’ più tristi, ovviamente. E’ comunque la gioia di esserci, di tifare una squadra con un passato enorme e un presente che unisce. E’ la meravigliosa gente del Celtic, quella che si scansa dal mare e che ride nella foto.
Fratello Walfrid sarebbe contento.
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